Siamo alla vigilia della missione giovani, esperienza straordinaria di annuncio del Vangelo che vedrà coinvolti i nostri ragazzi insieme ai seminaristi del Seminario Maggiore. Sarà l’occasione per la nostra Chiesa di Lecce, di riscoprire la freschezza di una Parola sempre giovane, che ha la forza di parlare ancora al cuore di chiunque voglia ascoltarla.
Per prepararci al meglio a questo evento di grazia, facciamo alcune domande a Mons. Luigi Renna, Rettore del Seminario di Molfetta.
Carissimo don Luigi, la missione giovani, per i seminaristi, è la prima attività dell’anno formativo. Perché la scelta di iniziare proprio così?
Perché credo che non ci sia nulla di più vero e di più entusiasmante che vivere alcuni aspetti di quella che è la meta e la finalità della vita di Seminario: la missione di evangelizzare, di ascoltare il popolo di Dio, di condividere parte della sua quotidianità con la gente (la permanenza nelle famiglie è un dono che esse stesse ci fanno!), di incrociare con la propria testimonianza di vita tanti che forse non hanno mai conosciuto un giovane che intende mettere in gioco tutta la sua esistenza per Cristo. La “ricaduta” che tutto ciò ha nella vita di ciascuno è formidabile, perché tutto quello che seguirà nella vita di seminario sarà più chiaro: ci si forma per essere pastori che “profumano” di popolo.
Quella che andremo a vivere è esperienza si rivolge a una fascia di età ben precisa. Perché una missione solo per i giovani?
Perché sono coloro che hanno più bisogno di attenzione e di testimonianza di fede. Si trovano in una fase importante della loro vita, quella nella quale si stanno facendo un’idea su cosa investire le loro energie e il loro futuro, in chi credere e avere fiducia, su chi e come amare. I seminaristi, loro coetanei, si mettono semplicemente accanto con la ricchezza della loro testimonianza, per dire che credere in Gesù Cristo e seguirlo è possibile anche oggi.
L’annuncio del Vangelo è il tempo della semina. In questi sei anni di servizio in seminario hai potuto sperimentare anche i frutti di questa esperienza?
Ho potuto sperimentare tre cose. La prima è la gioia e l’entusiasmo di chi accoglie l’annuncio: i giovani rimangono colpiti, dentro di loro rimangono delle sensazioni, dei pensieri, il germe del vangelo. Ho fiducia che potrà fruttificare anche fra anni, perché ha in sé una sua potenzialità che ci stupisce. Poi il legame dei seminaristi con le comunità parrocchiali. Spesso alle loro ordinazioni presbiterali li sento ringraziare per la presenza o il ricordo che resiste nel tempo; è l’esperienza di essere Chiesa, che continua e accompagna il cammino dei giovani e delle stesse comunità. E infine non poche volte la scoperta della vocazione presbiterale in alcuni giovani che si sono sentiti “provocati” dalla presenza dei loro coetanei seminaristi.
Il tema scelto quest’anno è quello proposto dal Centro Nazionale Vocazioni “È bello con Te!”. Ci potresti dire qualcosa a riguardo, formulando anche un augurio ai giovani della nostra Chiesa per questi giorni di Missione?
La bellezza è quella dimensioni della vita, delle persone, delle cose, che ci attrae come una calamita. “E’ bello con te”, significa che seguire Cristo non è questione di ridurre tutto ad un’etica o ad un pensiero, che pure sono importanti, ma ricominciare dalla bellezza del sentirsi attratti da Lui, dalle sue parole, dalla vita da condividere con Lui. Cosa c’è di più bello di uno che ci dice: “Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”?. Diceva bene Dostojevski: “La bellezza salverà il mondo”. E nel vangelo
c’è tanta bellezza da scoprire! Mi auguro che i giovani leccesi, che vivono immersi in una città e in una natura così affascinanti, si lascino attrarre dalla bellezza della vita con Cristo.